“Gli anziani faranno sogni e i giovani avranno visioni”, scrive il profeta Gioele e lei, caro Padre, vescovo Francesco, lo ha ripetuto e consegnato a noi giovani, come un ideale da cui farci guidare, un segno da non far sbiadire nella nostra esistenza.
Il sogno di una Chiesa che “non è un’azienda che misura la sua efficienza e il suo successo dalla quantità della produzione”, ma che ha come obiettivo “quello di allargare e favorire la comunione intorno a Cristo, senza barriere tra giovani e adulti, tra donne e uomini, tra persone di cultura o sensibilità diverse. Solo così l’attenzione verso la realtà giovanile non rischierà di rimanere uno dei tanti temi affrontati e poi archiviati”. Sono sue parole che hanno caratterizzato quanto in questi anni di guida e servizio per la Chiesa di Bari-Bitonto ha fatto con la sua presenza costante e rappresentano l’invito a vivere la comunità come luogo e tempo di evangelizzazione e relazioni autentiche.
I tanti incontri tra noi giovani e lei, caro padre, dalle adorazioni vocazionali alle giornate diocesane della gioventù, dagli incontri dei cresimandi alle Via Crucis dei giovani, dalla Missione Giovani, all’esperienza della Tenda dell’Incontro, ci hanno confermato il suo paterno desiderio di sostare con noi, il suo interesse ai nostri vissuti fragili e preziosi, scrigni di felicità, l’apertura al confronto, l’indicazione di una Parola che libera, di un incontro, quello con Gesù che salva.
“Prima di parlare dobbiamo avere la pazienza di ascoltare. E la presenza è la prima modalità concreta di aiuto che possiamo dare, perché nello stare si vivono i bisogni più profondi dei giovani”. Sono ancora le sue parole insieme all’esortazione di perdere tempo con i giovani, per poter intercettare l’anelito vocazionale custodito nel nostro cuore.
Siamo sempre stati grati per il suo essere con noi e per noi; ci siamo sentiti davvero figli prediletti, abbiamo intercettato il battito del suo cuore per noi. Come non ricordare le esperienze delle due Giornate Mondiali della Gioventù vissute accanto a noi: il gemellaggio a Tarragona nel 2011 in Spagna e i giorni centrali della Giornata Mondiale a Cracovia nel 2016. In quei giorni ci siamo cercati e trovati più volte, scorgendo nel suo sguardo la felicità del padre e la sicurezza del pastore, la cordialità dell’amico e la vicinanza dell’uomo di Dio. Sì, ha unito l’affabilità e la disponibilità nella relazione interpersonale e il riferimento alla preghiera, all’incontro con Dio nella persona di Gesù. Così è stato per noi, nel suo ministero, uomo di fede e dono di speranza, sentinella di sogni e dispensatore del mistero di un Dio che cerca all’infinito ogni uomo.
“Non basta amare i giovani occorre che loro si accorgano di essere amati”. È un espressione di San Giovanni Bosco che ribadisce e sottolinea l’importanza di mostrare il proprio affetto non solo a parole ma anche con i fatti. È per questo che siamo qui questa sera, per ringraziare Dio per questo eccesso di amore. È il grazie speciale di noi giovani che con educatori e pastori vogliamo dirle tutto il bene che portiamo. Anche per noi vale l’espressione di don Bosco nei suoi confronti: non basta amare il pastore, il proprio vescovo, ma occorre che egli si accorga di essere amato dai giovani.
Grazie!
Per essere stato davvero un padre, per aver accompagnato noi giovani, per aver camminato letteralmente con noi, (che bello il pellegrinaggio a piedi con i giovani e le famiglie da Capurso a Noicattaro) per averci ascoltati e ristorati, per aver spezzato per noi parole vive e pregne di paternità.
Grazie, per aver acceso in noi le fiaccole ardenti della giovinezza, le cui fiamme traggono vigore dall’Amore e dalla cura, dalla gioia e dalla testimonianza di fede che questi ventuno anni ci hanno regalato.
Grazie, per aver reso la nostra chiesa diocesana una casa accogliente, un luogo in cui rinfrancare gli animi a volte inariditi dalla quotidianità, uno spazio in cui, per dirlo con le parole di Mario Luzi, “si fabbricano ali per il volo!”.
I nostri volti sono stati per tutti questi anni lo specchio che ha accolto il suo sorriso e il riflesso da cui lei ha guardato la storia, il mondo, la vita. E allora glieli vogliamo lasciare in eredità, perché l’amore è sempre un dono e una consegna, una sosta e una ripartenza. Le nostre foto di questi 21 anni con lei dicono di un cammino fatto, ma sono la compagnia reciproca, del viaggio che riprende, che comincia, che ci sta davanti. Il tempo vissuto insieme apre lo spazio dell’orizzonte, della meraviglia, dello stupore … con la vita sempre davanti agli occhi.
Grazie
i giovani di Bari-Bitonto